gli arazzi

Storia degli arazzi

Gi arazzi hanno un’origine antica anche se sono giunti fino a noi pochi esemplari già che il materiale di cui sono fatti li rende estremamente vulnerabili all’azione del tempo.

Quelli più antichi fino ad adesso ritrovati sono stati realizzati in Antico Egitto e in Grecia anche se dai documenti a disposizione degli esperti del settore si evince che la realizzazione di arazzi era diffusa anche nell’America precolombiana e nei paesi asiatici come il Giappone e la Cina.

In Europa, la tecnica dell’arazzo ha iniziato a diffondersi ad inizio del Quattordicesimo secolo fino a raggiungere il massimo splendore durante il periodo rinascimentale in Francia e soprattutto nelle Fiandre. La più antica manifattura esistente al mondo è quella di Gobelins e fu fondata nella capitale francese nel lontano 1662.

La arazzeria fiamminga ci ha lasciato dei capolavori assoluti di quest’arte come il ciclo composto da sei arazzi aventi per tema la dama e l’unicorno oggi conservati al Museo parigino di Cluny o la famosa serie di venti arazzi commissionata da Cosimo de’ Medici ed eseguiti su disegni del Bronzino e del Pontormo.

In molto pittori del Cinquecento e di altri secoli successivi si sono prodigati nel realizzare cartoni raffinati per arazzi commissionatigli da ricche famiglie e personaggi influenti del clero. I più celebri sono quelli di Raffaello ma anche di Pieter Paul Rubens, Goya e più recentemente da Pablo Picasso e Joan Mirò.

arazzo

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Come si realizza un arazzo

realizzare arazzo Per realizzare un arazzo è necessario seguire un modello disegnato riportante le dimensioni reali reale che in gergo tecnico si chiama cartone. Di solito viene dipinto a guazzo da un artista e oltre ai contorni del disegno, può riportare dei numeri relativi ai colori da utilizzare in quella data zona.

Quando un artista si appresta a realizzare un cartone deve tenere in conto dei limiti imposti dalla tecnica di tessitura come ad esempio l’imborso che consiste in un ritiro della tela quando, una volta terminata, viene staccata dal telaio di supporto.

Prima di iniziare la tessitura vera e propria dell’arazzo si procede con la tintura di tutti i filati necessari nella tonalità indicata sul cartone.

Più saranno le sfumature di colore più l’opera finale risulterà accurata e precisa. Le arazzerie più prestigiose non utilizzano filati già pronti all’uso ma si dedicano a colorarseli da sole per ottenere proprio le tonalità che desiderano. Inoltre i coloranti utilizzati devono essere di ottima qualità e garantire una buona resistenza all’azione della luce, all’umidità e allo strofinamento.

Il lino, la lana o la seta vengono prima tinti e dopo essere state asciugati all’aria vengono filati in matasse.

Gli arazzi hanno bisogno di una numerosa serie di navette con numerosi colori a differenza dei normali tessuti nei quali vengono utilizzate poche navette e fatte scorrere da un lato all’altro dell’ordito. È necessario seguire il disegno del cartone portando avanti piccole porzioni di lavoro per volta. La trama di volta in volta viene schiacciata accuratamente con appositi pettini atti a far scomparire letteralmente l’ordito.

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Utilizzo degli arazzi

arazzo in casaGli arazzi venivano utilizzati soprattutto in epoche passate dalle famiglie più abbienti per decorare grandi saloni. Non solo avevano una funzione puramente decorativa ma se appesi a pareti di pietra riuscivano ad offrire un buon isolamento termico durante la stagione più fredda.

Il grande successo che ebbero nei secoli passati è dovuto in parte alla loro facilità di trasporto. Mentre gli affreschi non potevano essere spostati da una residenza all’altra del ricco signore che li aveva commissionati, gli arazzi potevano essere arrotolati con estrema semplicità e quindi portati di luogo in luogo.

Anche le Chiese più prestigiose venivano abbellite con arazzi di grandi dimensioni da esporre durante messe solenni o in occasioni speciali. Ad esempio Raffaello fece realizzare nelle fiandre, su cartoni da lui disegnati, un ciclo di arazzi per la Cappella Sistina che oggi sono conservati in atmosfera protetta all’interno dei Musei Vaticani.




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