Ma quando parliamo di estensione geografica e allo stesso tempo di differenze climatiche all’interno di una medesima nazionae occorre fare delle precisazioni per non incorrere in un qualche grossolano errore. Ad esempio vero è che il nostro Paese è abbastanza ridotto al livello internazionale da un punto di vista squisitamente chilometrico, ma è altrettanto vero che ha parecchie differenze climatiche al proprio interno. E, proprio per questo, la prima deduzione da fare è che le differenze climatiche quando si parla di Italia sono abbastanza circoscritte dal punto di vista chilometrico: in altre parole stiamo sottolineando come all’interno del nostro Paese vi possono essere grosse differenze anche nel raggio di pochi chilometri. E questo accade per una serie di ragioni di conformazione orografica e non solo.
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Ma, in un contesto di questo tipo, non possiamo prescindere dal tentativo di presentare al lettore una elencazione, seppur sintetica e con qualche mancanza per le ben note ragioni di spazio, in merito ai principali alberi italiani. E, tra questi, non possiamo non considerare, ad esempio, l’abete (bianco e rosso), l’acero (campestre e montano), l’albero di Giuda, l’alloro, il bagolaro, la betulla, il carpino nero, il castagno, il cerro, il ciliegio selvatico, il cipresso, il faggio, la farnia, il frassino, il gelso, l’ippocastano, il larice, il leccio, il maggiociondolo, il noce, il nespolo, l’olmo, l’ontano verde, l’orniello, il pino (mugo, silvestre e nero), il pioppo (bianco, nero e cipressino), il platano, la robinia, il rovere, la roverella, il salice (rosso e reticolato), il sorbo (montano e il cosiddetto sorbo degli uccellatori), la spino di Giuda, il tasso, il tiglio e qualche altra variante di alberi italiani diffusa in vere e proprie nicchie climatiche di estensione molto ridotta.
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