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Noi italiani la gommalacca la conosciamo come lacca rossa, una tintura che veniva estratta dal primo lavaggio utile per la purificazione e l'estrazione della resina. Fino a metá 800 la tintura conservó un certo valore sul mercato fino a quando da Perkins, chimico inglese, non fu sintetizzato il primo colorante artificiale della storia, l'anilina.Fu proprio questa a stroncare il commercio della lacca rossa anche se per fortuna a quei tempi l'uso della resina era giá diffuso.
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Per la sua consistenza dura e per la sua immutabilitá nel tempo, la gommalacca si utilizza soprattutto nell'ambito del restauro dei mobili. I mobili antichi e quelli d'epoca, grazie alla gommalacca possono essere riportati ad una nuova vita. Si parla ovviamente di mobili in discrete condizioni, senza parti in legno da sostituire e il cui danno maggiore sono graffi e sporco sulla superficie verniciata. Dopo aver passato una paglietta per togliere la sporcizia, preferibilmente bagnata nella glicerina, ed aver asciugato la superficie in questione, si passa la gommalacca con un pennello e si lascia riposare per una notte intera. Come ultima operazione, per rifinire il tutto, si stende sul mobile la cera d'api.
In commercio la gommalacca é disponibile in finissime scaglie dal color dorato piú o meno scuro e se, come normalmente succede, la si vuole utilizzare per il restauro di un mobile, ecco qual é la procedura immediata da seguire per lavorarla al meglio. Innanzitutto é necessario scioglierla in un recipiente di vetro con una buona quantitá di alcool la cui gradazione sia superiore a 94 gradi. Una volta raggiunta la densitá desiderata, la gommalacca puó essere applicata sulla superficie da trattare con pennelli, con tamponi appositi di cotone, lana o lino oppure con lo stoppaccio ossia con dell'ovatta racchiusa da un sacchetto di cotone fermato da un legaccio.
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