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La Tassa sui Servizi Indivisibili, la TASI (o il TASI) è stata istituita nel 2011 con la Legge di Stabilità. Questa tassa è finalizzata al finanziamento dei cosiddetti servizi comunali indivisibili, ovvero quelli di cui tutti i cittadini usufruiscono senza distinzione (esempi ne sono viabilità e polizia locale). Tale imposta è dovuta, per il 2015, sia dai proprietari di immobili sia dagli inquilini che ne hanno uno in locazione. Contrariamente all'IMU, per la TASI non vi è alcuna esclusione di pagamento. Non importa la categoria catastale dell'immobile e tutti sono tenuti al pagamento entro i termini previsti (16 Dicembre 2015, proprio come accade per il saldo dell'IMU). Dal momento che la TASI è dovuta anche dai conduttori nel caso di immobili locati è il Comune stesso a stabilire la quota di TASI che a questi spettano. Tale quota, può andare da un minimo del 10 ad un massimo del 30%.
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La Tassa sui Rifiuti, la TARI, dagli inizi del 2014 ha sostituito quella che prima era nota come TARES. Benché il nome sia cambiato, non vale altrettanto per il concetto. Si tratta, infatti, dell'imposta di cui il Comune richiede il pagamento ai cittadini a fronte della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Questa tassa viene calcolata sulla base delle superfici calpestabili che contraddistinguono le varie unità immobiliari. La calpestabilità indica la capacità di tali aree di produrre rifiuti e l'obbligo, conseguentemente, di pagare la tassa. Sono tassati tutti i locali che appartengono ad un immobile (indipendentemente dalla sua destinazione d'uso) insieme alle loro pertinenze e tutte le aree scoperte che non siano di tipo accessorio (come possono essere, ad esempio, le scale d'ingresso). Tutti coloro che occupano queste tipologie di aree o immobili sono tenuti al pagamento della TARI, il cui importo viene sempre stabilito mediante i regolamenti comunali.
Se, come si è detto, l'importo della TARI viene fissato dai vari Comuni, per calcolare invece l'IMU e la TASI bisogna procedere diversamente, anche se i calcoli da eseguire sono identici per entrambe le imposte. Va, infatti, individuata la base imponibile. Come fare per ottenere questo risultato? Non è complicato. E' sufficiente prendere il valore corrispondente alla rendita catastale del proprio immobile, la si rivaluta al 5% e la si moltiplica, poi, per i coefficienti stabiliti dalla legge.
In particolare, per immobili adibiti ad abitazione o pertinenza collocati nella categoria A (fatta esclusione per la A/10) e in quelle C/2, C/6 e C/7 il coefficiente da prendere in considerazione è 160. E' pari a 140 per gli uffici pubblici, i magazzini e i laboratori appartenenti alle categorie catastali B, C/3, C/4 e C/5. Il coefficiente scende a 80 per banche, studi professionali e uffici (categorie catastali A/10 e D/5), a 60 per alberghi ed edifici legati ad una funzione produttiva nel settore dell'agricoltura (categoria D esclusa D/5). Il valore più basso spetta alla categoria catastale C/1, relativa ai negozi e per cui il coefficiente è pari a 55. Una volta ottenuto il valore ricercato, si applica l'aliquota decisa dal Comune sia per la TASI che per l'IMU di cui la Legge di Stabilità 2015 ha bloccato l'aumento fino al 6 per mille.
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