Quando si parla di acqua, si ha a che fare con un elemento vitale per la stragrande maggioranza degli esseri che popolano il nostro pianeta, siano essi di natura animale o vegetale. L’acqua è vita per le piante tanto quanto lo è per gli uomini, e questo è un concetto che ci viene introdotto già alle elementari, dunque poco meritevole di approfondimento. Anche le pietre della strada sanno che senz’acqua una pianta è destinata a morire. Dunque nelle righe che seguono porremo sotto la lente d’ingrandimento il secondo fattore da tenere in considerazione se si desidera prendersi cura come si deve di un giardino: il concime. Da secoli, ormai, in agricoltura come in botanica, concimare è un’azione fondamentale per garantire una storia, un futuro alle piante e ai giardini. Cosa vuol dire concimare? Cos’è il concime, tecnicamente parlando? Quando ci si riferisce al concime, si tira in ballo una soluzione di tipo tecnico che risulta utilissima ai coltivatori come ai giardinieri ai fini di fornire al terreno alle piante elementi nutritivi che garantiscano salute e lunga vita agli elementi vegetali in questione. Ora, a loro volta gli elementi nutritivi vengono sottoposti ad una selezione in base alle loro caratteristiche. Non tutti gli elementi sono uguali, non tutti hanno la stessa importanza ai fini della vita della piante. Il primo criterio da tenere in considerazione è pertanto l’essenzialità: questi elementi possono essere più o meno essenziali. Quelli di cui tutte le specie vegetali non possono assolutamente fare a meno sono complessivamente 16, e tra essi ricordiamo il carbonio, l’azoto, l’ossigeno, l’idrogeno, il fosforo, il potassio, il calcio, lo zolfo, il magnesio e tanti altri. Predomina in maniera pressoché totale, come si evince da questo elenco parziale, l’elemento minerale. Sostanze che assicurano alla piante una nutrizione impeccabile e fondamentale ai fini degli anni a venire. Una pianta ha vita sana e lunga solamente se gli vengono garantite le giuste dosi di questi minerali. Una domanda interessante che può venire alla mente del lettore è relativa al tipo di nutrizione da garantire alla pianta: davanti agli occhi balza subito un processo importantissimo come la fotosintesi clorofilliana, che per quanto importante, c’entra ben poco con i concimi. Ci sono tre tipi di nutrizione per una pianta: la nutrizione carbonica, che avviene mediante l’assorbimento di anidride carbonica; la nutrizione idrica, che avviene grazie all’acqua; nutrizione minerale, relativa all’assorbimento dei minerali di cui sopra.
A questo punto della nostra breve rassegna sui concimi, prendiamo in considerazione tutte le varie tipologie di questi prodotti, il loro differente impiego in ambito agricolo e botanico e la loro identità. Volendo attuare una distinzione tra i vari tipi di concimi e cercare di classificarli, non resta che scegliere il criterio da utilizzare. Nella stragrande maggioranza dei casi, il fattore più ricorrente è la categoria merceologica di appartenenza. E’ senza ombra di dubbio l’aspetto che gli esperti tengono in seria considerazione. Esso dipende dal contenuto del concime, dalla sua composizione chimica e dagli elementi che lo caratterizzano. Ogni concime, poi, ha al suo interno un certo numero di elementi di fertilità, in altre parole delle sostanze che abbiamo preso in esame sopra. Sono proprio quei minerali, infatti, a garantire ai prodotti vegetali la fertilità e la salute in vista del futuro. Tuttavia, non tutti concimi ospitano lo stesso numero e le stesse tipologie di sostanze: in particolare, bisogna prendere in esame la presenza di carbonio, legato chimicamente ad uno o più elementi di fertilità. Lungi dal rappresentare un fattore di importanza relativa, questo è un aspetto di grande rilevanza quando si parla di concimi. In base alla presenza o assenza di carbonio legato chimicamente agli elementi di fertilità, i concimi vengono classificati ulteriormente in organici, organominerali e minerali. La normativa attualmente in vigore consente una distinzione precisa tra i vari tipi di concimi. Si può parlare di concimi organici quando si ha a che fare con concimi che hanno visto la luce grazie a un’attività biologica e che posseggano al loro interno carbonio legato chimicamente a un elemento di fertilità. Quando invece ci si trova a descrivere concimi organo minerali, si ha a che fare con prodotti che vengono realizzati chimicamente grazie ad una reazione indotta tra concimi organici e concimi minerali. In pratica, dalla miscelazione della prima e della terza categoria di concimi, si ottiene la seconda. Infine, ci soffermiamo sulla categoria dei concimi minerali, anche noti come concimi chimici. Tali concimi si generano direttamente presso i giacimenti minerali, e possono essere utilizzati in due modalità differenti. C’è chi li usa tali e quali come sono, e chi invece sceglie di raffinarli e trasformarli, trattandoli industrialmente.
L’ultimo paragrafo del nostro approfondimento sui concimi, uno degli elementi più importanti in botanica e agricoltura, lo dedichiamo alla classificazione degli stessi. Fino a questo punto abbiamo preso in esame un tipo di classificazione legata alla composizione chimica, adesso ci soffermeremo sulla differenza tra i concimi semplici e quelli composti. Nella prima categoria rientrano quelle sostanze in cui è contenuto un solo elemento tra azoto, potassio e fosforo. Un esempio chiaro di concime semplice è il famoso “nitrato del Cile”, che contiene al suo interno solamente l’azoto. Nella seconda categoria, invece, rientrano tutti quei concimi che contengono al loro interno due o tre degli elementi di cui sopra, conosciuti come concimi semplici o concimi composti. La combinazione di questi elementi può avvenire mediante la miscelazione di concimi semplici oppure tramite combinazione chimica. A onor del vero, c’è una distinzione da fare relativamente ai due tipi di concimi. Quelli composti vedono la luce mediante miscelazione, mentre i concimi complessi si ottengono tramite la combinazione chimica: in entrambi i casi, si tratta di processi delicati e appannaggio solamente di persone esperte del settore. Oltre che di un argomento carissimo a chi ha a cuore il futuro della propria terra, quando si parla di concimazione si ha a che fare con qualcosa di complesso anche per quello che riguarda i metodi. Una domanda importante, soprattutto per i profani, è relativa alla quantità di metodi di concimazione possibili. Quella più conosciuta e utilizzata è senza ombra di dubbio la concimazione di fondo, che prevede l’immissione nel terreno di quei macroelementi quali fosforo e potassio, che rimangono immobilizzati nel suolo e lavorano a medio-lungo termine. Per quanto riguarda i riferimenti temporali, questo tipo di concimazione avviene prima dell’aratura, in modo tale da interrare tutti gli elementi nutrienti in maniera uniforme e duratura. Avviene per la maggior parte dei terreni. Prima della semina, invece, è il periodo propizio per la cosiddetta concimazione di presemina: in questo caso, si tratta di un’azione che avviene per conferire al terreno la prima frazione di azoto. In realtà può avvenire anche in contemporanea con la semina e servire per distribuire nel terreno una certa qualità di fosforo e potassio. Con la coltura in corso, invece, si può pensare ad una concimazione di copertura, perfetta per la distribuzione dell’azoto nelle piantagioni erbacee, perché consente di regolare il ciclo di sviluppo.
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