Contrariamente a quanto potremmo pensare in materia di norme sul risparmio energetico il nostro Paese, spesso, purtroppo, fanalino di coda in molte graduatorie al livello europeo e comunitario, si è distinto in senso positivo apparendo proprio come un Paese all’avanguardia grazie alla legge del 1991 che abbiamo appena richiamato. In seguito a questa prima ondata di norme sul risparmio energetico tradotte in legge nella prima metà degli anni Novanta, una seconda ondata al livello internazionale è quello che riconosce nel Protocollo di Kyoto (1997) la sua bandiera e il suo trattata più conosciuto al livello internazionale. E, anche a questa seconda ondata, hanno fatto seguito una serie di leggi al livello comunitario e di direttive ad hoc volte ad armonizzare la tutela delle norme sul risparmio energetico al livello comunitario all’interno di tutti i Paesi membri.
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Per quanto riguarda gli sviluppi più recenti, vogliamo sottolineare al nostro lettore che le principali considerazioni da fare sono le seguenti: da un lato gli interventi legislativi in materia di norme sul risparmio energetico a noi più recenti sono interventi quasi tutti armonizzati (nel senso che oggi non ci sono più iniziative isolate all’interno di uno Stato ma si procede in modo uniforme e al livello internazionale o, guardando più vicino a noi, al livello comunitario) e molto più settoriali. In effetti, a ben guardare, si tratta di un processo logico e consequenziale dell’affinamento delle norme sul risparmio energetico e delle tecniche in materia: all’affinarsi delle tecniche e delle esigenze segue infatti il settorializzarsi delle leggi stesse. E se volessimo rintracciare un esempio calzante potremmo parlare della nuove versione delle direttiva europea sul risparmio energetico degli edifici che è entrata in vigore nel 2010.
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