
Sono diversi gli accorgimenti che è possibile adottare per evitare problemi con la corrente elettrica all’interno di un’abitazione. E' bene conoscere l’importanza del conduttore di terra, un sistema che permette – nelle abitazioni autonome – di gestire in maniera sicura e ottimale, gli sbalzi di tensione e i cortocircuiti. Va sottolineato il fatto che, sebbene l’impianto di terra sia qualcosa di fondamentale per la sicurezza domestica, se all’interno dell’abitazione manca un interruttore magnetotermico, il primo è semplicemente depotenziato, se non addirittura inutilizzabile.
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Ma esattamente a cosa serve l’interruttore magnetotermico? La prima cosa da dire è che in molti lo conoscono anche se non lo sanno, semplicemente perché abituati a chiamarlo “interruttore automatico”. Si tratta di un sinonimo, decisamente più utilizzato rispetto al nome tecnico. Compito preciso di questo dispositivo di sicurezza è quello di interrompere sul nascere il flusso di corrente elettrica all’interno di un impianto in condizioni di cortocircuito o di sovraccarico di corrente.
Dalla denominazione dell’oggetto della nostra discussione si intende chiaramente la sua capacità di svolgere una duplice funzione: magnetica e termica. Le due situazioni che devono giocoforza essere tenute a bada, all’interno di un appartamento, sono il cortocircuito e il sovraccarico di corrente. Ciascuna di queste situazioni critiche viene tenuta a bada rispettivamente dal funzionamento magnetico e da quello termico.
Un’altra domanda a cui è importante rispondere in questa sede è relativa ai limiti di un impianto di energia elettrica: da cosa dipendono? Chi li stabilisce? Diciamo senza ombra di dubbio che il limite di corrente è determinato da limiti costruttivi dettati dagli ingegneri dell’impianto stesso. Lungi dal rappresentare problemi comuni, quelli del cortocircuito e del sovraccarico di corrente sono delle vere e proprie minacce per la sicurezza in ambito domestico. A queste si può trovare rimedio grazie all’installazione di un interruttore magnetotermico, la soluzione perfetta per una corretta e sicura gestione delle risorse elettriche.
I carichi esterni, ma anche l’impianto in generale, possono subire danni più o meno gravi che spesso possono anche essere irreversibili. Per esempio, in caso di sovraccarico di corrente, un pc spento ma con l’alimentazione attaccata può subire danni irrimediabili come la perdita della memoria a disco rigido e il danneggiamento dell’apparato di alimentazione.
Quando si dice (molto spesso) che la tecnologia ha compiuto e continua a compiere passi da gigante, questa espressione va rivolta anche e soprattutto all’elettrotecnica domestica. Nei decenni passati, le cose andavano diversamente e per quanto ci si sforzasse non si riusciva a ottenere il massimo in termini di sicurezza. I maggiori problemi si riscontravano negli impianti elettrici più estesi, come quelli dei condomini e delle ampie zone residenziali. Cosa accadeva? Accadeva che l’intervento di un dispositivo di sicurezza poteva lasciare al buio un’intera zona ampia. Con la possibilità di distinguere le aree in base alla criticità, è intervenuta quella che oggi si chiama “selettività”, o “protezione selettiva”. Attualmente, in base al progresso del settore, gli impianti elettrici vengono costruiti e strutturati in base ad una logica gerarchica: a monte troviamo un interruttore generale, seguito più in basso da un certo numero di dispositivi posti a protezione di macrozone. Qual è la differenza di azione tra l’interruttore generale e quelli “specifici”, posti più in basso? Ciò che cambia è precisamente la soglia di intervento: quella dell’interruttore generale è sufficientemente elevata da ottenere l’assorbimento di tutto l’impianto, mentre quelli piccoli hanno comprensibilmente una soglia di intervento e una capacità meno elevate. Per dirla breve e in maniera chiara, in base a questo tipo di organizzazione, se si verifica un cortocircuito o un sovraccarico di corrente in un appartamento, entra in funziona solamente il dispositivo di sicurezza dell’appartamento interessato e non automaticamente quello dell’intero condominio. Questo però succede solamente da pochi decenni: prima andava diversamente e, in caso di situazioni critiche, a pagare era praticamente l’intero impianto. Infine, è fondamentale – ma avviene oramai in maniera fissa e puntuale – che i dispositivi siano tra loro coordinati nel funzionamento e nell’intervento in caso di malfunzionamento e situazione di gravità. Se qualcosa dovesse andare storto, entra in pratica in funzione solamente il dispositivo interessato. Per chiudere, ci soffermiamo brevemente sulla normativa che regolamenta la pratica di intervento dell’interruttore magnetotermico: si tratta della CEI EN 60898-1, la cui sigla è arricchita sugli apparati da una lettera alfabetica che determina la sensibilità, che può essere la B, la C o la D, in ordine decrescente.
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